A Minturno le opere di Tito Rossini in mostra

Sabato 12 ottobre 2019, alle ore 17.00, nel Palazzo Baronale, verrà inaugurata la mostra di pittura “Tito Rossini. Le forme del silenzio. Opere 2013-2019”, che si avvale del patrocinio del Comune di Minturno, Assessorato alla Cultura.
L’esposizione, curata da Otello Lottini, Università degli Studi Roma Tre, comprende un ricco percorso di opere, che si articola in tre sezioni.
Nella prima, sono presenti 44 lavori recenti del Maestro, realizzati tra il 2013 e il 2019 e presentati al pubblico per la prima volta. Nella seconda, sono raccolte, e anch’esse presentate per la prima volta, 37 opere di piccolo e piccolissimo formato, che è una tecnica particolare, in cui da tempo si esercita il pittore, con risultati di grande pregio.
Nella terza, infine, la mostra di arricchisce di una retrospettiva, con opere che vanno dal 1993 al 2015.
Si tratta di un vero e proprio progetto espositivo, che documenta la varietà dei temi e delle forme delle creazioni pittoriche di Rossini, nonché il percorso temporale che ne segnala la qualità e la profondità dell’ispirazione creativa, che si mantengono vive nel tempo. Tito Rossini (nato a Formia nel 1963,dove vive e lavora) è considerato un importante protagonista dell’arte italiana di oggi, che lega il suo nome al recupero dei valori legati alla tradizione della pittura, con speciale riferimento al ‘900 (Casorati, Carrà, Morandi, ecc), con echi e suggestioni anche della Scuola Romana.

Nella sua pittura, emerge la cura con cui esprime paesaggi, interni domestici, nature morte, oggetti della vita quotidiana, ecc., dai tratti ben individuabili, anche se lontani da mere riproduzioni del reale e trasfigurati in una dimensione più alta e diversa (rispetto alla dimensione oggettiva), impregnata di profonda spiritualità.
Le sue composizioni sono ben calibrate da contrappesi e misure, che evocano uno straordinario rigore formale, mentre l’uso della luce assume un valore assoluto, dando alle sue opere una forte dimensione simbolica e ideale.
Nella visione di Rossini, emerge la convinzione che la missione del pittore consista nell’introdurre l’osservatore in un orizzonte umano, ermetico e ben definito. Ogni opera, in questo senso, diventa un mondo a sé, assiologicamente autosufficiente. Il pittore lascia intuire che non vi è un orizzonte umano e tematico, che, di per se stesso, per il suo specifico contenuto, sia particolarmente
interessante. Per lui, nessun orizzonte è interessante per la materia, ma ognuno lo è per la sua forma, in quanto espressione dell’universo ideale ed emozionale dell’artista.