Amare senza riserve, a Gaeta contro il femminicidio

7 donne uccise in una settimana. Questo il dato tragico a cavallo tra gennaio e febbraio 2020. Tanto che il premier Giuseppe Conte su Facebook ha commentato questi dati con una grande verità: “Le donne continuano a essere vittime di violenze, di sopraffazioni, di vecchi retaggi culturali, ancora oggi capillarmente diffusi e spesso “giustificati” dal troppo amore. Ma l’amore non uccide, non mortifica, non fa mai male”.
 
Ecco nascere una giornata per celebrare le donne e i loro diritti in un momento in cui l’attenzione dell’intera società e dei mass media è rivolta alla lotta di genere e al contrasto alla violenza di genere. Una battaglia sui diritti che non si deve fermare alla data simbolo del 25 novembre, decretata dall’Onu Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ma deve abbracciare ogni giorno di ogni anno, perché questo in Italia è un problema culturale. Per questo infatti il Codice rosso varato dal governo centrale, nato per offrire alle donne che subiscono episodi di violenza un percorso preferenziale e accelerato di tutela, sarà reso più efficace. Ma siamo tutti consapevoli che non è sufficiente agire solo sul piano normativo, la violenza sulle donne è anche un problema culturale ed è per questo che non si devono soltanto creare momenti di sensibilizzazione nelle scuole, tra i ragazzi e le ragazze, ma anche in tutti gli strati sociali.
 
Il Comune di Gaeta e l’agenzia Omicron hanno organizzato giovedì 13 febbraio dalle ore 18 con ingresso libero presso il PalaGeberit in piazza Monsignor Di Liegro l’evento AMARE SENZA RISERVE, dove le senza riserve sono da intendersi nel rispetto delle scelte fatte dal partner di chiudere una relazione, di vivere nel rispetto dei sentimenti e delle relazioni, e continuare questa battaglia in nome delle donne e della libertà di scelta.
 
Infatti la battaglia culturale è ancora lunga, affinché si possa eliminare la  violenza contro le  donne al di fuori del 25 novembre, perché purtroppo resistono degli stereotipi nella società italiana. Talmente sono radicati che talvolta sembra che si viva in una bolla ideale mentre il resto del mondo compie passi da gambero. Infatti, in tal senso i dati dell’Istat diffusi sono shock. Il 40% degli intervistati sul fenomeno della violenza di genere crede che le donne possano sottarsi a un rapporto di violenza sessuale, il 24% crede che siano le donne a provocarla, il 25% pensa che chi la subisce se drogata o ubriaca è in parte responsabile. Ancora con gli stereotipi: il 31% crede che gli uomini non debbano occuparsi delle faccende domestiche, il 28% che è solo l’uomo a dover provvedere al sostentamento economico della famiglia e altre percentuali tipiche maschiliste.
 
C’è ancora da lavorare per una rivoluzione culturale da diffondere. Per questo abbiamo pensato a una giornata particolare da dedicare a questo tema, coinvolgendo in un programma articolato diversi attori che possono intervenire in modo originale ed efficace sul tema.
 
Dialogheremo con Sabrina Lembo autrice del libro ‘Anche io ho denunciato’. Scrittrice, giornalista, insegnante universitaria, Sabrina denuncia quello che non c’è, ciò che non si vede. “Non si vedono mica i lividi e le lacerazioni dell’anima, i sanguinamenti del cuore. Resta tutto lì, invisibile. La violenza psicologica non si vede. Ti corrode poco a poco, facendoti sentire sempre più piccola, insignificante, sempre in difetto, inadeguata. Poi, scoppia in qualche modo, così, all’improvviso”. E ancora: «Lui è qualcuno, io no. Io non valgo niente. E’ questo che mi diceva…e a volte mi capita ancora di credergli…». Francesca alla fine nemmeno provava a difendersi. «Ti passa anche la voglia di litigare, di ribellarti, di fare qualsiasi cosa». Le prendi e basta. «Nell’acido mi voleva scogliere! E io… diventavo sempre più piccola, le prendevo e basta, perché avevo paura di finirci davvero nell’acido».  Storie di donne che arrivano a sentirsi niente e restano in silenzio a chiedersi dov’è finita la voce, la forza di ribellarsi, dov’è finito il coraggio di dire no.  Offese e riempite di botte , ci sono i segni sulla pelle e quelli che nessuno vede, a volte più profondi degli altri.  Sabrina Lembo le racconta nel libro “Anche io ho denunciato”, un testo teatrale in italiano e spagnolo che è diventato anche  un progetto sostenuto da Maria Grazia Cucinotta, presidente dell’associazione onlus “Vite senza paura”.  «Abbiamo scelto di pubblicare il libro sul canale Amazon perché i soldi raccolti andranno all’associazione. La scelta delle due lingue è per poter raggiungere il maggior numero di persone, creare un giro internazionale intorno al progetto. Abbiamo già due presentazioni fuori dall’Italia in programma, a Madrid e Bogotà». 
 
Saranno Gian Luca Campagna, giornalista e scrittore, e Carla Casale, delegata alle pari opportunità del Comune di Gaeta, a conversare e stimolare Sabrina Lembo, un dialogo forte, sentito, intenso, interrotto dalle performance di attrici della compagnia Palco 19 di Simona Serino, che porteranno in scena ‘Donne nella rete’. La compagnia ha adattato testi di William Shakespeare, Paola Cortellesi e della stessa Serino.
 
La performance si compone di diversi momenti interpretativi, capaci di scuotere le coscienze e le sensibilità con testimonianze, movimenti, situazioni e musiche in grado di creare suggestioni e atmosfere che appartengono alle esperienze di donne reali che hanno avuto il coraggio di denunciare il clima di manipolazione e violenza psicologica oltre che fisica, in cui sono vissute.
 
Ecco dunque che l’intera performance si snoda in diversi quadri che toccano altrettanti aspetti della sopraffazione maschile, nella dimensione privata quanto in quella pubblica, senza scadere mai nella violenza esibita e consumata, ma fermandosi un attimo prima, per privilegiare la riflessione sull’impatto emotivo. In totale ci sono 12 attrici e due attori per complessivi sei quadri di rara intensità.
 
L’ingresso è libero.