l ponte Borbonico Real Ferdinando – tra passato ed eternità

di Krizia Celano

Il ponte Real Ferdinando è un ponte sospeso sul fiume Garigliano e situato nei pressi dell’area archeologica di Minturnae sul confine fluviale che dal 1927 separa la regione Lazio dalla Campania.

Esso fu costruito nel 1828 dall’ingegnere Luigi Giura, sotto incarico di Francesco I di Borbone, padre di Ferdinando II.

Peculiarità del ponte è quella di esser stato il primo ponte sospeso a catenaria di ferro realizzato in Italia, e secondo in Europa.

Fu inoltre esempio di architettura industriale del Regno delle Due Sicilie che dal punto di vista tecnico costruttivo era per quei tempi all’avanguardia.

Tuttavia, tra i sovrani d’europa si diffuse un certo scetticismo, e quando iniziarono i lavori il giornale inglese The Illustrated London News espresse “perplessità sulle capacità progettuali e costruttive dei napoletani e le sue vive preoccupazioni sulla sorte dei poveri sudditi, sicure vittime di questo vano esperimento di sprovveduti dettato solo dalla voglia di primeggiare”.

In effetti la struttura in ferro era utilizzata da poco nelle scene architettoniche e già si erano verificati crolli in Francia ed Austria; ciò nonostante, la leggenda narra che il Re Borbonico non si scompose ed esclamò: ”Lassate fa o’ guaglione”.

Quando arrivò il momento di collaudare il ponte, il Re Ferdinando II di Borbone si presentò davanti alle torri di sostegno del ponte alla testa di due squadroni di lancieri a cavallo e 16 carri pesanti di artiglieria, colmi di materiali e munizioni e di fronte alle critiche di mezzo mondo, il sovrano volle assumere sulla sua persona la responsabilità dell’insuccesso o la Gloria del successo.

In seguito comandò agli uomini di passare il ponte più volte in ambo le direzioni, prima al trotto e poi al galoppo, infine alla carica; poi passarono i carri e le truppe.

Il Giura aveva studiato il materiale da utilizzare e per aumentare la resistenza del ferro dolce fece produrre una lega al nichel.

Questo doppio trattamento, chimico e meccanico, conferì al materiale caratteristiche meccaniche resistenti alla corrosione.

Il ponte, difatti, resistette fino al 1943 quando i tedeschi lo fecero saltare con cariche di dinamite; tuttavia i piloni e le relative basi non subirono danni irreparabili, il ponte fu restaurato nel 1998 ed è oggi aperto alle visite al pubblico.

Coraggio, impegno, dedizione, amore per il prossimo, queste le doti per fare grandi cose: Ferdinando II sognò in grande già nella sua epoca, con il fine di lasciare qualcosa di tangibile ai posteri ma soprattutto di indistruttibilmente forte, poichè si lavorava per lo spirito del bello, per una dignità collettiva e personale.

A distanza di secoli si possono ammirare resti romani che non cedono alle intemperie, costruzioni del passato migliori di costruzioni del presente, in un’epoca che non sfrutta il denaro per un giusto uso pubblico ma solo per un fine personale, la cui consecutiva negligenza causa troppo spesso disastri di ogni tipo.

Il ponte Borbonico, allora, è un esempio vivente di quanto la dedizione e la serietà nei confronti di ciò che si fa possano creare bellezze senza tempo, ed è uno strumento di non-dimenticanza, uno stimolo per assomigliare sempre più ai nostri avi, per migliorare il presente seguendo il modello del passato, poichè, come disse Indro Montanelli, “un popolo che ignora il proprio passato non farà mai nulla del proprio presente.”