La sfida si può fare! Gaeta può risorgere. Intervista a Luigi Passerino

di Gabriella Gelso

Luigi Passerino, il nuovo volto di queste elezioni amministrative, si racconta e parla della sua Gaeta, di come è attualmente e di come la vorrebbe lui.
Chi è Luigi Passerino?
Sono un semplice cittadino che ama Gaeta, anche se sono nato all’estero a Montreal, perché i miei genitori emigrarono negli anni 50, ma sono qui da quando avevo sei mesi. Ho sempre vissuto a Gaeta, mi occupo di informatica e per un periodo ho lavorato a Roma. Ho sentito il desiderio di dare un contributo alla mia città, di mettermi in gioco per cercare di far circolare liberamente nuove idee a Gaeta, che è una città, la quale ha bisogno di nuovi contenuti. Ho voluto creare un gruppo di persone attraverso un’ampia partecipazione popolare, che potesse competere alle prossime elezioni amministrative che si terranno a maggio.
Che cosa ti ha spinto ad intraprendere questo percorso, nonostante tu non hai esperienza in materia?
Due cose. La prima riguarda mio figlio, un bambino di sette anni, che è nato a Roma, ma da lì siamo tornati a vivere a Gaeta, quindi voglio poter costruire un futuro per lui. La seconda è un forte senso pratico, ciò che ci diciamo tutti noi gaetani da molto tempo: si può fare! Gaeta è una realtà sfidante, può veramente diventare una città sviluppata, molto più di adesso. Purtroppo viviamo attualmente, una fase di declino socio-economico, perché perdiamo ogni anno 100/150 residenti. Eravamo una città militare, poi siamo diventati una città industriale e adesso c’è questa lenta transizione verso una società di servizi, come portualità, logistica, turismo, una transizione infinita. Per cui il secondo motivo nasce dalla possibilità che ho intravisto, cioè che Gaeta possa finalmente approdare a questa nuova fase di sviluppo che io chiamo “Modernità”.
Come vedi Gaeta adesso e come la vorresti vedere in futuro?
Adesso la vedo come una città oggettivamente spenta. Qualcosa si è mossa, quindi vuol dire che si può lavorare, vediamo l’esempio di destagionalizzazione che c’è stato a livello turistico questo inverno, ma non è stato fatto in maniera sistematica, programmatica, non è stato fatto in maniera decisiva. Noi vogliamo migliorare quest’esperienza prima di tutto.
La vedo come una città disgregata, molto divisa anche perché ci sono stati stili amministrativi divisivi, le amministrazioni precedenti non hanno mai cercato di unire la città ma l’hanno sempre divisa. È una città che non ha centri di aggregazione, non ha una vita sociale e culturale, insomma vedo una città che ha bisogno di rimettersi in piedi ripartendo dai servizi che sono l’anima di una città. Una città dove i servizi funzionano dove c’è aggregazione, accoglienza è una città migliore.
Quali sono i tuoi impegni se dovessi diventare sindaco?
La nostra idea da cui partire subito sono questi famosi dieci punti che stanno circolando. Una delle cose da fare immediatamente è iniziare a stare vicino a chi vuole intraprendere, chi ha nuove iniziative e chi vuole creare occupazione a Gaeta. Quindi staremo vicino a tutti i neo-imprenditori, soprattutto giovani, attraverso dei progetti che possono aiutarli e sostenerli: le buone idee devono essere valorizzate. La speranza è che possano nascere a Gaeta nuove realtà imprenditoriali, ma non solo anche sociali e culturali per poter permettere alle persone di potersi esprimere.