Madri e figli: diritto di vana proprietà

Il tema della maternità è sempre oggetto di animose discussioni, anche se, forse, oggi come oggi sarebbe opportuno parlare più generalmente di genitorialità e considerare ormai questo concetto avulso dal concetto di famiglia nel senso stretto del termine come quella riconosciuta e tutela dalla Costituzione fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna.

La figura della mamma infatti, storicamente sovrapposta a quella della donna, è profondamente mutata negli ultimi decenni.        

La mamma non è più soltanto colei che genera, accudisce e alleva i figli, moglie esemplare e custode del focolare domestico.

Oggi la mamma è una donna in carriera o una ragazza-madre e poi ci sono ancora le mamme di cuore (come amano definirsi le mamme adottive) e ancora le mamme “surrogate” o le mamme-papà allo stesso tempo.

E allora se fino a tempi non troppo lontani ci si chiedeva semplicemente cosa doveva fare una donna per assurgere al ruolo di buona madre ora la risposta si ferma alla questione pregiudiziale che chiede innanzitutto di chiarire chi deve essere veramente considerata madre, considerando che i figli ormai possono arrivare in qualunque modo, tempo e maniera, il dubbio amletico è diventato chiedersi se “i figli sono di chi li fa o di chi li cresce?!”.

Come se, in un certo senso, stabilire la “proprietà” del figlio possa legittimare ogni tipo di legame.

E’ vero che chi li cresce se ne prende carico, ma è anche vero che ciò è possibile grazie a chi, suo malgrado, li ha messi al mondo.

Forse, una buona idea potrebbe essere chiederlo direttamente ai legittimi destinatari, ma dove sta scritto poi, che i figli debbano appartenere per forza a qualcuno?

Di Alessia Maria Di Biase – Sportello Adozioni Internazionali Gaeta