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Auschwitz, un francobollo difettoso per non dimenticare

Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche entravano nel campo di concentramento di Auschwitz: la rivelazione di un mondo di orrore veniva consegnata all’umanità, per sempre.
In occasione delle celebrazioni del 70° anniversario di quel giorno liberatorio e terribile allo stesso tempo, desidero contribuire con la presentazione ed il commento di un documento della mia collezione filatelica.
Era il 20 ottobre 1941 e Wincent Kapalczynski, matricola 11276, internato ad Auschwitz nel famigerato Blocco 10, quello degli esperimenti del Dottor Mengele, scrive a casa.

letteralettera

La busta non contiene più il testo ma avrebbe detto poco perché comunque ogni riga che usciva da quell’inferno era soggetta a censura come documenta il bollo rettangolare rosso sul fronte e la sigla dell’addetto a tale compito.
Di solito noi collezionisti ricerchiamo la perfezione del “pezzo” ma ciò che in questo caso mi ha colpito è stato il francobollo, palesemente difettoso: un francobollo piegato e stirato, rotto e ricomposto, che aveva perso la sua gomma ed è stato incollato con una spennellata di colla.

Quel francobollo, però, ci dice tutto quello che il testo non può più dirci: dove avrebbe potuto conservarlo il mittente se non nell’obbligata incuria della tasca della sua fredda tuta a righe? E quelle pieghe profonde non sono forse lo specchio delle rughe della fatica di ogni giorno nel campo? E in quegli strappi non riusciamo a vedere le umiliazioni, le percosse, le urla che ha dovuto subire chi ha scritto? E quella colla scura che ha “costretto” il francobollo a svolgere, nonostante tutto, la sua funzione, non rappresenta la volontà di continuare a sperare nella vita, nell’aggrapparsi all’affetto di chi ti ama, a credere che oltre il buio che ti avvolge c’è una luce che da senso anche al dolore?
Wincent Kapalczynski, matricola 11276, è morto ad Auschwitz il 15 aprile 1942, circa sei mesi dopo aver scritto questa lettera.
Ma oggi quel francobollo che ha custodito e incollato sulla sua lettera ci ricorda tutte le vite spezzate ad Auschwitz ed anche quelle dei sopravvissuti, ricomposte a fatica.
Ci ricorda che non dobbiamo dimenticare.

a cura di Carlo Porzia

redazione

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