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Gaeta

Forte “Emilio Savio”: una grande realtà (quasi) dimenticata

Oltre che di bellezze naturali, Gaeta si fregia di un patrimonio storico non indifferente. Un esempio è sicuramente Forte “Emilio Savio”, risalente al 1892, ed intitolato alla memoria dell’omonimo capitano d’artiglieria, caduto nella batteria piemontese nel 1861.

Impiegato come fortilizio di artiglieria da costa fino alla prima guerra mondiale, negli anni successivi divenne un importante deposito di munizioni e proiettili per la marina. Il forte subì, poi, numerosi danni durante gli anni del secondo conflitto mondiale, quando ospitò batterie per la difesa contraerea e marittima.

Fino al 1991 venne utilizzato nuovamente come deposito di munizioni e polveriera, prima di essere dismesso dall’uso militare. Passato al demanio civile, Forte “Emilio Savio” cadde nel dimenticatoio. Negli anni, poi, numerosi sono stati anche le vere e proprie razzie e atti di vandalismo compiuti nei confronti della struttura, che ne hanno provocato il deterioramento.

Un vero peccato, dunque, che una grande risorsa storica e culturale di Gaeta viva uno stato di decadimento tale. Su questo punto si trova d’accordo Enzo De Santis, impiegato civile presso il forte dal 1975 al 1986, che si è offerto di raccontarci qualche cenno storico e aneddoto relativo ai suoi anni di servizio a Forte “Emilio Savio”.

“Un posto pieno di storia e decisamente affascinante”, così ce lo ha descritto De Santis, raccontandoci della struttura del forte e dei suoi interni. Partendo dall’esterno, con l’antica struttura del ponte levatoio, posto sopra un profondo fossato e il grande arco che fa da ingresso o anche le piazzole, poste sulla collina, che al tempo dell’Unità d’Italia ospitavano i cannoni. Ancora più suggestivo è l’interno di Forte “Emilio Savio”, con locali la polveriera o la camera blindata, che erano adibiti al conservamento di artiglieria di vario tipo.

Una delle parti più interessanti del forte è sicuramente quella delle camerate, occupate dai soldati tedeschi in tempo di guerra, i quali al termine del conflitto cercarono di far saltare in aria il forte, come testimoniano i fori sul terreno operati per piazzare gli esplosivi. Conferma ulteriore viene dalla storia di De Santis, il quale ci ha raccontato che, qualche anno dopo la chiusura, durante un sopralluogo nei sotterranei, aveva scoperto una grande quantità di candelotti di tritolo nascosti sotto le assi di legno del pavimento.

Tanti sono gli aneddoti collegati a un luogo che rappresentava un importante centro nevralgico nell’ambito della gestione di materiale di munizionamento. I ricordi di Enzo raccontano di giorni in cui ci si trovava ad affrontare alcune difficoltà, come i tentativi di irruzione, che già al tempo minacciavano la sicurezza di Forte “Emilio Savio”.

Irruzioni, che dopo l’abbandono hanno contribuito alla distruzione del forte, in seguito soprattutto ai tantissimi furti che si sono verificati, con la scomparsa di grandi quantità di metalli prelevati perfino dalla struttura del ponte levatoio. “Un grande peccato che un pezzo importante della storia gaetana abbia subito tutto ciò. Per chi come me ha potuto ammirarne da vicino la bellezza e il fascino è un qualcosa che fa dispiacere molto. Spero che in futuro si possa fare qualcosa per ridare dignità a un monumento storico decisamente rilevante”.

Nel 2017 sono stati effettuati dei lavori di messa in sicurezza del sito e rifacimento totale della rete di recinzione e nel 2020 Forte “Emilio Savio” è stato acquisito dal Patrimonio Comunale, aggiungendosi ad altri numerosi immobili demaniali che erano rimasti “orfani”.

Ad oggi il forte non è visitabile.

Alfredo Nocella

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