Il 10 febbraio 1947 fu firmato a Parigi il trattato di pace al termine della seconda Guerra Mondiale, che assegnava definitivamente alla Jugoslavia Comunista l’Istria, parte della Venezia Giulia, la Dalmazia, Pola, Fiume. Il terrore della pulizia etnica con le foibe aveva spinto alla fuga molti italiani e dopo il trattato, tale esodo diventò irreversibile.
E a partire dal 1948 Gaeta ospitò almeno 1500 profughi giuliano dalmati, con picchi di 1000 presenze giornaliere nei periodi di maggiore affluenza. Quelle persone, segnate dal dolore e dalla sofferenza vennero sistemate alla meglio nella caserma Vittorio Emanuele II (ex convento di san Domenico), nella parte alta del quartiere medioevale. E sempre vicino alla stessa struttura venne allestita una cucina da campo nella Caserma Cavour (Ex Monastero di s. Caterina). Altri esuli invece trovarono ospitalità nella Caserma Cosenz, ubicata di fianco al Santuario della SS. Annunziata.
“L’ esodo giuliano dalmata-Tra ricordo e testimonianza” è il titolo di un interessante incontro che si è svolto oggi nell’Aula Magna dell’Istituto Nautico di Gaeta. L’ iniziativa è promossa dal Comune di Gaeta in collaborazione con la Scuola Nautica della Guardia di Finanza, il liceo Fermi e l’ Istituto Caboto.
“Scarseggiava l’acqua. C’era sporco ovunque. Ma l’aspetto più sconcertante era rappresentato dagli alloggi. Appena siamo giunti a destinazione ci hanno dato qualche balla di paglia, un paio di coperte e tre sacchi di juta […]. Le camere erano costituite da piccolissimi box ricavati da una divisione sommaria delle camerate con tramezzi ad altezza d’uomo”.
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