I “pusher” infatti, oltre ad essere venditori, spesso erano anche consumatori e, in alcuni casi, hanno cominciato a spacciare per ammortizzare le spese del consumo. Tutti i personaggi coinvolti hanno evidenziato tecniche particolari di approccio dei clienti, utilizzando punti di incontro prestabiliti in zone facilmente sorvegliabili da parte loro e, comunque, mai indicate in modo chiaro. Infatti ogni comunicazione avveniva con l’uso di parole e con un linguaggio “criptico”, proprio per eludere ogni forma di controllo. Le “precauzioni” adottate da costoro assumevano, talvolta, connotati paranoici: arrivando persino ad evitare i contatti stessi con altri giovani o, addirittura, a controllare i movimenti degli appartenenti alle forze dell’ordine.
In alcuni di questi riscontri, gli inquirenti sono ricorsi all’ausilio dei cani antidroga, specialmente durante le perquisizioni in ambienti grandi o in zone all’aperto, allorché le dosi venivano anche gettate nei momenti critici dovuti ai controlli. I giovani coinvolti e gli indagati, hanno età comprese tra i 20 ed i 40 anni ed i due destinatari delle misure cautelari si identificano per: M.M., di anni 45 e P.M., di anni 23.
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