Alla scoperta di Monte Orlando, tra storie mitologiche e studi scientifici (#Video)

C’è chi ci vede un mandolino rovesciato nella forma tondeggiante di Monte Orlando, il prolungamento verso il mare del sistema montuoso degli Aurunci. L’area protetta inserita nel contesto urbano di Gaeta si estende per una superfice di 89 ettari, di cui 59 terrestri e 30 marini, e si sviluppa fino a 171 metri sul livello del mare, con un’alta costa rocciosa di cui sono caratteristiche le spettacolari falesie.  

Riprese e montaggio video realizzati da Vincenzo Di Bernardo

Il Parco Regionale Urbano di Monte Orlando è stato istituito nel 1986 dalla Regione Lazio e integrato nel 1997 con altre aree divenendo Parco Regionale Riviera di Ulisse. Il nome è tutt’altro che causale, essendo infatti legato alla storia mitologica dell’eroe greco che deve aver attraversato queste aree. Nel medesimo luogo deve aver trovato sicuro approdo anche Enea, che come scrisse Virgilio alla fine del Libro VI: “Lungo la riva il suo corso riprese; e giunto ov’oggi è di Gaeta il porto, l’afferrò, gettò l’ancora, e fermossi”.

Mitologie e storie non rintracciabili che nei secoli hanno alimentato fantasie popolari e seriosi studi scientifici. Ciò che può esser osservato però, sono i testimoni narranti conservati ancora oggi. Tra questi vi è la Montagna Spaccata, all’estremità di Monte Orlando. Come narra il vangelo di Matteo, la frattura della roccia deve essersi formata dal terremoto che si verificò alla morte di Cristo. In realtà come gli scienziati sostengono, le rocce risalgono a tempi molto più antichi, facendo risalire la loro genesi a circa 200 mila anni fa.

Mausoleo Lucio Munazio Planco

Su questa storia l’uomo ha lasciato la sua impronta evidente nei resti romani, come il Mausoleo di Munazio Planco, uno dei più significativi esempi del monumento sepolcrale romano a corpo cilindrico. Il console romano fece edificare la sua tomba sulla cima di Monte Orlando e venne usata nel corso dei secoli anche come torre d’avvistamento. Nel 1885 la marina decise di installarvi un faro, utilizzato tuttora. Munazio Planco aveva anche una villa monumentale di cui si conserva solamente il Santuario della Santissima Trinità, costruito nel 1200 per ricordare l’evento di Matteo. Questo santuario è divenuto talmente importante nella storia del mediterraneo anche grazie a Don Chisciotte, il romanzo spagnolo ambientato da Cervantes proprio in queste grotte così sacre e di devozione, dandovi quindi notorietà già dal 1500. Questa protezione però non impedì ai Saraceni non solo di utilizzare una di queste grotte ma anche di incidere lungo una delle pareti, una forma che è stata attribuita ad un miscredente, nota come Mano del Turco. In realtà anche in questo caso gli scienziati identificano fenomeni di corrosione che colpiscono ed alterano i calcarei che costituiscono l’ossatura di Monte Orlando.

Proseguendo lungo una di queste fratture, si arriva alla Cappellina della Montagna Spaccata del Crocifisso, cappella costruita su di un masso crollato e bloccato nella frattura durante il terremoto avvenuto nel 1456. Nella discesa per accedervi è presente una Via Crucis le cui formelle raccontano la storia cancellando i volti dei responsabili che hanno fatto del male a Gesù Cristo. Lo scenario che si apre salendo sopra la cappellina attraverso delle scale in sicurezza è un’immagine suggestiva della montagna spaccata.

Da questo luogo così singolare si possono osservare rari esemplari sul suolo italiano di palma nana (Chamaerops humilis), l’unica che cresce spontanea nel continente europeo. Insieme a questa, Monte Orlando presenta una ricchissima varietà di specie vegetali tipiche dell’ambiente mediterraneo, se ne contano infatti circa cinquecento.

Rispetto alla flora, la fauna è meno ricca, anche a causa della presenza dell’uomo. La fauna terreste del parco consiste in alcuni anfibi e pochi mammiferi. L’aviafauna invece è più consistente, individuando circa 32 specie di uccelli. Tra questi vi è il falco pellegrino che nidifica e vive abitualmente lungo le falesie interne o marine, un cacciatore d’alto volo che si ciba prevalentemente di uccelli.

Tra flora e fauna i passi dell’uomo possono muoversi lungo i percorsi che un tempo rappresentavano le batterie militari, utilizzate sin dalla fine del VI secolo e poi dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Alcune di queste oggi sono in parte restaurate, come il belvedere, mentre altre interne sono ancora inaccessibili, come ad esempio le polveriere Ferdinando e Trabacco. La Carolina invece è l’unica visitabile, con installazioni a cielo aperto in cui era custodito materiale bellico, principalmente polvere da sparo.

I percorsi anulari con fondo battuto ed asfaltato sono particolarmente idonei alla pratica della corsa con aree attrezzate con sbarre e panche per la ginnastica. Con la mountain bike è possibile inoltre seguire anche un sentiero apposito che attraversa il bosco, di media difficoltà e ben segnalato. In un settore della falesia è possibile pratica anche il free climbing.

Un ringraziamento speciale a Vincenzo Di Bernardo che con le sue riprese e montaggio video ci farà “volare” sopra il cielo di Gaeta, “tuffare” dalle caratteristiche falesie e scoprire la magia di Monte Orlando!

Maria Concetta Valente