Si mette male per moltissimi lavoratori, anzi: quasi per tutti si potrebbe dire. Cambiano le regole e ora essere licenziati è più semplice che mai soprattutto se si commette un certo errore che alcuni sottovalutano.
A trovare un lavoro, a volte, ci si impiega anni ma perderlo è più facile che mai, soprattutto di questi tempi. Ora basterà commettere un certo errore, da molti sottovalutato, per far scattare il licenziamento. Chi rischia? Nessuno può dirsi del tutto salvo in quanto a rischiare è una categoria piuttosto ampia.

Il mondo del lavoro, in Italia, sta subendo una crisi che forse non ha precedenti: la domanda in realtà non manca e dopo i due anni tremendi di pandemia di Covid, moltissime aziende si sono rialzate più forti di prima e hanno ripreso a cercare personale. Ma il personale manca.
Eppure le schiere dei disoccupati sono molto folte. Dov’è allora il problema? Il problema è che, sempre più spesso, domanda e offerta non s’incontrano. E chi un lavoro ce l’ha ora rischia di perderlo a tempo zero. Un po’ per l’avvento dell’Intelligenza Artificiale che, da qui ai prossimi 5 anni prenderà sempre più piede, e un po’ perché certe regole sono cambiate e ora il licenziamento può scattare subito in alcune situazioni.
Lavoro: non commettere questo errore o vieni licenziato subito
Perdere il lavoro diventa ancora più semplice dopo una recente sentenza della Corte Costituzionale la quale ha ritenuto illegittimo un certo comportamento messo in atto da un dipendente. Ora basta commettere un certo errore – talvolta in totale buona fede – per ritrovarsi “a piedi”.

Se durante il congedo parentale svolgi un altro lavoro rischi di perdere il tuo posto da dipendente. Lo ha stabilito di recente la Corte di Cassazione. I giudici hanno sentenziato che, durante il periodo in cui il genitore fruisce del congedo parentale deve fornire assistenza ai figli e non svolgere nessun altro tipo di attività lavorativa.
Il congedo parentale, in effetti, viene retribuito e, pertanto, ha ribadito la Corte di Cassazione, deve essere utilizzato solo ed esclusivamente per le finalità per le quali è stato istituito. Il caso specifico si riferiva ad un lavoratore dipendente scoperto a praticare un’attività di compravendita di automobili. Il dipendente aveva fatto ricorso in quanto l’azienda lo aveva fatto pedinare da un investigatore privato e, in questo modo, il datore di lavoro era venuto a conoscenza di questa seconda attività.
Inoltre aveva lamentato la sproporzione tra l’errore commesso e la sanzione. Ma ciò non è servito a fargli riavere il posto. Infatti era stato anche appurato che non si trattava di un caso isolato: il lavoratore svolgeva questa seconda attività in modo continuativo. Da qui il licenziamento immediato che è stato dichiarato giustificato e legittimo dai giudici i quali hanno rimarcato il fatto che, lavorare durante un periodo di congedo retribuito significa, a tutti gli effetti compiere un abuso di diritto.