Incontro a Gaeta sulla responsabilità politica nella gestione di Acqualatina: le conclusioni

Si è concluso sabato 30 settembre a Gaeta il percorso di rivalutazione dell’acqua come bene comune, organizzato dalle comunità parrocchiali di S. Erasmo Formia e S. Giacomo Ap. Gaeta, di concerto con il Comitato Spontaneo dei Cittadini del Basso Lazio, con l’incontro sul tema “La responsabilità politica nella gestione di Acqualatina” dove è intervenuto Alberto De Monaco, del Comitato Cittadino Acqua Pubblica di Aprilia.
Nell’incontro sono state messe in luce le responsabilità politiche degli amministratori locali in tutto il percorso compiuto in questi anni dalla nascita di Acqualatina ai nostri giorni, in rapporto al rispetto del contratto di gestione, alla definizione delle priorità di interventi, all’approvazione dei bilanci e delle tariffe, al controllo dell’esecuzione dei piani di investimenti, alla prevenzione di carenze idriche, alla richiesta delle penali per il gestore contemplate nel contratto.
Di seguito i punti essenziali emersi dall’intervento di De Monaco:
Dal 2003 fino al 2016 gli investimenti effettuati sono di 190 milioni di euro contro un ricavo fatturato di 1120 milioni di euro. Anno dopo anno, nel contratto, con l’approvazione degli amministratori pubblici, sono state abbassate la quota degli investimenti che il gestore avrebbe dovuto eseguire.
Dal 2004 al 2017 c’è stato un aumento medio della tariffa applicata all’utenza dell’ATO4 del 122 % .
A riguardo dei bilanci sono stati effettuate delle alchimie contabili così da permettere utili di esercizio vantando crediti dall’ATO4 per equilibrio economico; crediti che oggi sono stati riversati nelle partite pregresse e ancora oggi si pagano perdite di gestione risalenti al periodo 2003-2005.
Il finanziamento ottenuto dalla DEPFA Bank di 95 milioni di euro è costato finora ben 52 milioni di euro.
Anche se previsto dal contratto di gestione, nessuna penale è stata versata da Acqualatina per non aver raggiunto il target dei livelli di servizio da assicurare (parametro MALL) per la qualità dell’acqua fornita, per la qualità della depurazione, per il numero dei reclami, per il contenzioso con l’utenza, per le interruzioni della fornitura, per i mancati investimenti da realizzare; penali che, come calcolate dal Comitato di Aprilia, al 2016 sarebbero dovuto essere di oltre 82 milioni.