“Non ne sapevo niente”, quando la cultura coniuga narrativa e pittura

Ferve intensa l’attività del variegato mondo della cultura in quel di Fondi. Molto interessante, a questo proposito, è, infatti, l’appuntamento in programma, presso la sala convegni del castello Caetani, martedi 27 luglio, il cui inizio è fissato per le ore 17,30. Un evento dalla funzione bivalente: incontro e confronto con l’autrice del libro che verrà presentato, “Non ne sapevo niente”, Anna Maria Zoppi, e mostra personale “dedicata” della stessa scrittrice.

A dialogare con lei sarà Roberta Recchia, autrice, docente e versatile esponente di altri numerosi settori culturali. Con lei, nel colloquio con la Zoppi, anche Pino Pecchia, scrittore, ricercatore, storico e divulgatore di storia e cultura del territorio. Ma seguiamo, attraverso una nota di presentazione della Zoppi, diramata dalla dott. Recchia, il profilo della scrittrice e il contenuto della nuova opera libraria. “NON NE SAPEVO NIENTE di Anna Maria Zoppi.

Un libro, l’animo di una pittrice, fotografa e scrittrice. Un iter prezioso, un’autobiografia interna che tenta di preservare lo sguardo costante sull’arte e sulla vita. Le pagine trasportano il lettore con una bussola morale, tra la fortuna di chi vive in un ambiente che sa corrispondere ai sogni e coloro che restano condizionati nella propria realizzazione per contesti socio culturali di appartenenza. Un incipit sinestesico: la figura costante del padre, cardine attorno al quale ruotano gli eventi e i personaggi, in un tempo che oscilla tra ricordi e aspettative, nell’incanto fluttuante “a ritmo di valzer delle mani che l’hanno protetta, cresciuta e amata. Mani abbronzate, forti, modellate dalla presa degli arnesi da lavoro, che alla fine hanno perso vitalità e colore.” La forza della fragilità accomuna gli esseri di fronte al dolore e a “malattie che non hanno età, non hanno bellezza, non hanno pietà di nessuno”.

Ci si abitua davvero al dolore? Come si può non alzare mura altissime o sentirsi in vicoli ciechi? Soprattutto, può l’amore vincere ogni battaglia? I colori, i pennelli e le tele tingono di nuove sfumature lo scorrere delle pagine. Sono gli stessi colori con i quali si “dipingono pensieri e desideri, dove si ritrova un vissuto antico visto con gli occhi di un bambino”. Ci si accorge allora che “la felicità risiede nelle piccole cose, che non si deve dimenticare la propria storia o fuggire dai ricordi”.

Si resta, come “davanti a tele bianche appese alle quattro pareti della stanza e guardandole si pensa di riempirle con le storie della propria vita” . L’arte fa di questo testo un’opera globale, e “non ha imposizioni o limiti” in lei che è “una e tante donne diverse e si nutre di tante piccole emozioni. E’ un’artista indisciplinata e non le importa di esserlo, un’anima poliedrica con tanti sogni ancora chiusi nel cassetto”.

Diventa un’icona per molte donne, nell’essere la prima fotografa della sua città. “Ama la fotografia, che le dà l’opportunità di acquisire scatti di memorie o frammenti di realtà, di cogliere l’attimo, fermare il tempo, focalizzare l’attenzione sui dettagli, anche quelli minuscoli, e che con istantaneità e immediatezza, stimola la sua voglia di emozionare gli altri, ma soprattutto se stessa”. Così se “di giorno fotografa la realtà, di notte dipinge i suoi sogni”. Parla di umanità, di tradizioni, di quanto ascolto o comprensione ci possa essere, oltre possibili giudizi, verso chi vive realtà che sono ancor oggi piaghe vere e proprie della nostra società. Un libro intenso, ricco di arte, di sentimenti genuini, di bontà d’animo e di insegnamenti non solo artistici ma di vita. Roberta Recchia”.