Una natura matrigna colpisce ancora Itri, strappando alla vita un altro fiore

Un intero paese era letteralmente in trepidazione per lui. Da quel maledetto 28 aprile, dove traditore e galeotto si rivelò l’albero ai bordi della carreggiata di via Pratica di Mare, a un chilometro dalla confluenza con la Pontina, dove la Matiz, sulla quale viaggiavano sua moglie, Mara Fantasia e lui, Gianluca Ialongo, era andata a schiantarsi per cause ancora da definire da parte degli inquirenti contro un albero, il tanto apprezzato panettiere itrano, che lavorava ed era enormemente stimato per la sua professionalità e laboriosità, presso un vapoforno di Gaeta, non si è più risvegliato. Con i medici del San Camillo che ce l’hanno veramente messa tutta per riportare alla vita il giovane che versava in condizioni gravissime, tanta gente, amici, conoscenti, gente comune che si incontra per strada o con cui ci si ritrova sulla rete, ha sperato fino all’ultimo –credendoci davvero—alla giusta decisione della Provvida sventura, illudendosi che una volta tanto quel Dio che sta nei cieli estirpasse da questo serraglio di belve qualche inutile ammasso anatomico che genera e procura solo male, per lasciare a noi uno dei pochi fiori che profumano l’orbe terrestre, oggi tanto ammorbato dai parti abortiti dal principe del male il cui perfido ciclo procreativo non conosce tregua. E così, nel dolore generale di tanta gente che ne ha conosciuto l’indole, la voglia di lavorare, la professionalità, il grande slancio, prima di figlio, e poi di marito e papà, un altro giglio profumato è stato strappato per adornare le vie del cielo dove lui, Gianluca, sarà in ottima compagnia, a cominciare dal papà Virginio, anche lui estirpato e rapito agli affetti dei suoi cari con la stessa ingiusta scelta di un fato tanto ferocemente avverso. Nel porgere alla madre, alle sorelle, ai tanti parenti e, soprattutto alla figlioletta di un anno e mezzo, alla moglie Mara, al settimo mese di gravidanza e, soprattutto, al fiore che sta per venire al mondo l’auspicio che il pegno sacrificale pagato dal papà possa almeno servire a sgomberare la loro vita dalle preoccupazioni che una situazione inizialmente sfavorevole potrebbe far intravvedere, corrediamo queste parole autenticamente in libera uscita con il resoconto giornalisticamente più tecnico rimesso agli organi di informazione, non senza aver, prima, espresso alla moglie Mara le espressioni più sentite della toccante e commossa partecipazione alla tragedia che ha coinvolto una intera comunità, quella di Itri e di tutti quanto hanno conosciuto, apprezzato e amato Gianluca.

Orazio Ruggieri