Viaggiando nella storia: Minturno, tra distruzione e rinascita 

Minturno (foto di Krizia Celano)
di Krizia Celano
Tra l’area protetta del Monte di Scauri e la foce del fiume Garigliano sorge l’antico comune di Minturno. In passato definito “Traetto” e fonte di risorse storiche ancora oggi tangibili, il piccolo ma antichissimo borgo pontino vanta influenze di popoli collocabili all’epoca romana, medievale e moderna.

Minturno (foto di Krizia Celano)

Sono tanti, difatti, i segni ed i capitoli di un passato glorioso. Le testimonianze delle città di Minturnae e di Pirae, le rovine di ville romane individuate sul litorale di Scauri, le presenze dei consoli Caio Mario e Marco Emilio Scauro durante la stagione di Castroleopoli; l’invasione dei Saraceni, il fascino delle chiese trecentesche nel borgo, il Ducato di Traetto, la contesa tra spagnoli e francesi, l’invasione franco-polacca, la Battaglia del Garigliano per l’Unità d’Italia e la Seconda Guerra Mondiale con la famigerata Linea Gustav.

Ogni epoca ha lasciato una traccia nel comprensorio minturnese. Il centro storico, situato su un’altura, è circondato dal Castello Baronale dove soggiornarono figure di notevole importanza come San Tommaso d’Aquino, Isabella Colonna, Giulia Gonzaga e dove morì il celebre filosofo Plotino. Inoltre, i resti della villa del console Marco Emilio Scauro punteggiano la zona costiera vicina al Monte di Scauri la quale è considerata parte del parco regionale della riviera di Ulisse.
Nei pressi del Fiume Garigliano, che divide il Lazio dalla Campania, sorgono invece i resti dell’antica Minturnae Romana. In seguito alla costruzione della via Appia, voluta da Appio Claudio Cieco nel 312, la città diventò un vero e proprio centro commerciale di rilievo tanto da assumere, in epoca imperiale, la funzione di controllo della “strada fluviale”, l’antico Liris oggi Garigliano, e del Pons Tirenus menzionato da Cicerone.
Il comprensorio archeologico di Minturnae ospita, inoltre,  i resti del Teatro Romano, edificato nel I secolo d.C., capace di accogliere più di 4000 spettatori, il Foro Repubblicano, il Capitolium, il Macellum (l’antico mercato) ed il museo che accoglie sculture, reperti ed antiche monete.
Il moderno tracciato dell’Appia si interseca, inoltre, con numerose ed imponenti arcate dell’Acquedotto Romano affiancato dal Ponte Borbonico eretto sotto ordine del Re Ferdinando in età ottocentesca e vanta la prima struttura con tiraggi a catene di ferro mai costruita prima in Europa.
Durante la seconda guerra mondiale il paese pontino pagò uno dei più alti tributi in termini di vittime, feriti e danni e ciò ha fatto sì che venisse onorato con la Medaglia d’Oro al Merito Civile.
Oggi il comune di Minturno è una meta aperta ai turisti come fonte di cultura e memoria da cui essere sempre ispirati. L’odierna cittadina, difatti, è cresciuta durante i secoli intorno alle rovine del passato; è come una ferita preziosa, come una tristezza che rigenera.
Chiunque cammini per i suoi antichi vicoli o chiunque ammiri la monumentalità delle sue vecchie costruzioni, si renderà conto del caos che ha sopportato questo piccolo borgo: il modo in cui è stato adoperato, bruciato, saccheggiato, tornando poi ad essere sé stesso lo rende oggi un dono immenso.
Coloro che vivono a contatto ordinario con la bellezza, la maggior parte delle volte riescono a sottovalutarla, ad abituarcisi; Minturno, però, insegna come sorprenderci della creazione, come rispettare il passato per avere un presente ancora più da apprezzare poiché, come disse Isabelle Allende, “non esiste separazione definitiva finché esiste il ricordo”.