L’IRPEF varia nelle aliquote a seconda delle decisioni prese dalle Regioni in cui risiedono i contribuenti. C’è chi paga molto di più, entriamo bene nel dettaglio.
In Italia si nota un’evidente disparità tra i cittadini di diverse Regioni: alcuni contribuenti sono infatti costretti a pagare più tasse rispetto ad altri. A fronte, però, di servizi simili. Ci sono infatti Regioni in cui le tasse sono più alte e altre dove appaiono più basse. Una differenza non minima, in grado di influenzare non solo il costo della vita e ma anche la competitività economica di determinati territori.

Inoltre, anche sul fronte delle detrazioni e delle esenzioni specifiche, non esiste un trattamento univoco a livello nazionale. Di conseguenza il carico fiscale continua a essere apparentemente poco equo spostandosi da una Regione all’altra. A livello normativo, la flessibilità fiscale a livello regionale è interpretata però come un’esigenza pratica: ogni realtà regionale, in base alle proprie necessità e alle proprie risorse, interviene ogni anni aumentando o diminuendo il peso dell’IRPEF.
L’addizionale all’IRPEF può variare notevolmente a seconda della Regione in cui si risiede. E ci sono Regioni come la Toscana, che di recente hanno aumentato le aliquote. Mentre altre, come il Lazio, hanno deciso di ridurle. La differenza può essere anche di 0,50 punti percentuali. Di conseguenza su un reddito medio di 20.000 euro, da una Regione all’altra un contribuente può pagare anche 100 euro in più all’anno.
Addizionale IRPEF: le differenze applicate dalle Regioni italiane
In linea di massima, l’IRPEF è bassa nelle Regioni o nelle province autonome più virtuose, mentre sale laddove le amministrazioni hanno bisogno di maggiori introiti. Ecco perché la percentuale prevista a Bolzano è molto più contenuta rispetto a quella applicata in Campania.

Gli aumenti, nel 2025, hanno interessato tre Regioni: Liguria, Toscana e Molise (che è insieme alla Campania una delle Regioni con aliquote IRPEF più alte). Le addizionali regionali IRPEF vanno interpretate, in generale, come meccanismi applicativi fiscali giustificati da necessità e scelte politiche.
Ci sono infatti territori che hanno bisogno di aumentare le tasse per finanziare i servizi pubblici o risolvere i problemi con il bilancio. Altrove le aliquote salgono per mantenere alti standard con la sanità, l’istruzione e le infrastrutture.
Valutando le nuove tabelle relative al 2025 si scopre che per chi guadagna intorno ai 20.000 euro all’anno paga in molti casi l’imposta base di 246 euro. Succede in Veneto, Friuli, Liguria, Basilicata e Sicilia. Altrove si paga un po’ di più: nel Molise si arriva addirittura a 416 euro, in Campania a 408. Nelle Marche 261, nel Lazio (dove la percentuale è scesa), in Abruzzo e Calabria, 346 euro.
Le province di Trento e Bolzano, godono invece di un’esenzione totale. In Abruzzo si versa l’1,73% per ogni livello di reddito. In Basilicata si parte dall’1,23% per redditi fino a 55.000 euro e si arriva a 1,73% per redditi oltre 55.000 euro. A Bolzano c’è l’esenzione fino ai 28.000 euro, poi si paga l’1,23% oltre 28.000 e fino a 55.000 euro.