#Gaeta, Lavorino scrive al settimanale ‘Giallo’: “Nel vostro articolo le mie parole”

Il Prof. Lavorino scrive al settimanale Giallo: Critico il vostro articolo dal titolo”Il Killer guardava Natio negli occhi” a firma di Rita Cavallaro (Pag 56/57, nr 26 anno III, articolo concernetnte l’omicidio dell’avv. Piccolino) per il contenuto omissivo alterante dell realtà dei fatti e per attribuire alla d.ssa Immagolata Giuliani i meriti in realtà miei che voi conoscevate perfettamente.

L’articolo (1) OMETTE DI INFORMARE L’OPINIONE PUBBLICA che sin dall’inizio dichiarai con motivazioni logiche, tecniche e scientifiche che non si trattava di killer professionista, né di sicario e omicidio di camorra, ma omicidio con movente del tipo personale, emozionale ed espressivo, pur essendo perfettamente a conoscenza di tutte le mie dichiarazioni e delle mie posizioni sul caso; (2) presenta la d.ssa Giuliani e l’avvocato Mattia Aprea legale del Comune di Formia come “bocca della verità”, stravolgendo la realtà dei fatti, ossia le loro reali dichiarazioni e opinioni, che si trattava di “omicidio, killer e contesto di camorra” e che quindi io mi sbagliavo, dichiarazioni e opinioni dei due suddetti rivelatesi completamente erronee; (3) STRAVOLGE LA VERITÀ DEI FATTI col seguente occhiello A GROSSI CARATTERI, carpendo mie parole per metterle illogicamente e falsamente in bocca alla suddetta d.ssa Giuliani così come di seguito: “Dice la criminologa Imma Giuliani, che ha seguito il caso: “L’omicida ha agito per motivi personali, accecato dal rancore per avere perso una lunga battaglia legale…”.

Voi eravate a conoscenza che sin dal 30 maggio 2015, quindi dal giorno successivo all’omicidio, mi ero espresso nella seguente maniera (http:detcrime.blogspot.it, www.carmelolavorino.com, www.golfotv.it, www.temporeale.info, facebook ecc.: <<“Considerati il modus operandi e la dinamica omicidiaria, appare che l’assassino non sia un killer professionista e che il movente sia del tipo personale, emozioniale ed espressivo. Ciò per una serie di fattori, fra i quali: il killer ha lasciato tracce biologiche, dattiloscopiche, mnestiche, visuali e descrittive; il colpo UNICO alla fronte è sinonimo e firma psicologica di motivo personale, di vendetta intima e di rancore; l’avere lasciato vivo il testimone oculare depone per un killer non professionista che ha come unico obiettivo l’eliminazione del bersaglio odiato; l’arma è abnorme un killer professionista; il messaggio simbolico e di disprezzo del killer è del tipo “ti raggiungo nella tua tana, ti umilio, ti domino, ti sparo in fronte (annichilimento totale) e chiudo la scena”>>.

Eravate a conoscenza che il 1° giugno 2015 emanai il seguente comunicato:”Ho letto che il killer sarebbe un professionista perché ha esploso un colpo solo dall’alto verso il basso facendo inginocchiare la vittima (come nel film Gomorra). Attenzione: il killer professionista (nella fattispecie sarebbe un itinerante) non lascia tracce di sé, esplode il colpo di grazia, elimina i testimoni, si traveste, si mimetizza, non si fa notare e tanto meno descrivere; e studia la via di fuga per farla franca. 

Il killer di Mario Piccolino si è comportato da perfetto dilettante, quindi non è un professionista: tertium non datur!

Come mai un colpo dall’alto verso il basso nonostante l’assassino sia stato descritto basso e la vittima invece era alta e nonostante non vi sia stato nessun inginocchiamento? Come mai una linea di sparo anomala e contraria alla logica delle cose e delle descrizioni?

È ovvio, per chi s’intende di omicidi e di balistica, che fra aggressore e vittima si è svolta la c.d.”interazione dinamica omicidiaria” ed è palese che non vi è stato alcun “inginocchiamento forzato alla Gomorra per umiliare la vittima”. Trattasi di dinamiche naturali e complesse! Un colpo solo alla fronte con un proiettile di piccolo calibro? È un gesto omicidiario altamente simbolico e significativo della volontà di sbarazzarsi di una persona odiata esploso da un dilettante e non da un professionista. Il professionista esplode il colpo di grazia cosa che nella fattispecie non è accaduta, specialmente se il calibro è piccolo”.


Voi eravate a conoscenza che il 2 giugno 2015 emanai il seguente comunicato: “Ho il sospetto che da quando ho dichiarato che il killer di Mario Piccolino non è un professionista, si è formato per volontà “divinatoria” un gruppo spontaneo che, per motivi di pregiudizio e di scuderia, ha prodotto dichiarazioni contraddittorie. Difatti, prima ha voluto il killer “professionista commissionato dalla camorra per motivi di camorra”, poi il “killer alle prime armi” sempre incaricato dalla camorra; successivamente il killer professionista e basta, ora, dulcis in fundo: “killer con mano ferma, decisa, precisa e determinata perché non ha sbagliato bersaglio, perché ha colpito da distanza ravvicinata”. Mi chiedo: ma come si fa a dire che la mano che ha sparato è ferma e decisa? Non si tratta certamente della ferita di un colpo di pugnale, dove si può valutare se la mano è ferma o tremante, se il colpo è stato sferrato con forza e determinazione, oppure con indecisione e braccio non fermo e contratto. E poi, se il colpo è stato esploso a 5 cm dalla fronte come faceva l’assassino a sbagliare, visto che era intenzionato a uccidere con quella pistola puntata alla fronte?

E perché mai un assassino che colpisce la testa della vittima posta di fronte e vicina, deve essere definito “professionista dell’omicidio”? Solo perché ha avuto “il coraggio” di puntare l’arma a quasi contatto con la fronte della vittima? Ma si conosce la regola che è vietato e pericoloso avvicinare la pistola alla vittima…addirittura con un testimone amico della vittima che può intervenire?

Il killer ha sparato ed ha ucciso perché doveva e voleva farlo, perché era vicino al bersaglio, ma non per questo è uno specialista dell’omicidio a pagamento, un killer di professione, uno specialista del colpo singolo. L’ho spiegato diverse volte e lo ribadisco, ripetita juvant: 1) il killer ha lasciato proprie tracce biologiche, dattiloscopiche, mnestiche, visuali e descrittive che senza ombra di dubbio lo incastreranno; e un professionista queste cose non le fa; 2) il colpo UNICO alla fronte a distanza ravvicinata è sinonimo e firma psicologica di motivo personale, di vendetta intima e di rancore; manca il colpo di grazia: un killer professionista queste cose non le fa; 3) l’avere lasciato vivo il testimone oculare depone x un killer non professionista che ha come unico obiettivo l’eliminazione del bersaglio odiato; 4) il messaggio simbolico e di disprezzo del killer è del tipo “ti raggiungo nella tua tana, ti umilio, ti domino, ti sparo in fronte (annichilimento totale) e chiudo la scena”; 5) un killer professionista non lascia il testimone visivo dell’omicidio in vita, lo elimina, inoltre si traveste, si travisa.

Quindi, non inventiamo la favoletta della mano ferma e decisa perché il colpo è stato esploso a contatto e non a distanza.

Ultimo ma non per questo ultimo (last but not least): un killer professionista MAI si avvicina alla vittima e MAI punta l’arma a pochissimi centimetri di distanza, se lo facesse correrebbe troppi rischi…addirittura con un testimone presente!!!

Morale della storia: 1) l’assassino di Mario Piccolino non può essere un sicario professionista specialista perché ha trasgredito TUTTE le regole del killer professionista; 2) il colpo di pistola esploso a distanza ravvicinata non può essere giudicato con le caratteristiche della precisione, della freddezza e della fermezza in quanto tale comportamento è indicatore di dilettantismo. “


Voi eravate a conoscenza che il 16 giugno a cattura avvenuta del killer NON PROFESSIONISTA NON DELLA CAMORRA E A MOVENTE PERSONALE scrissi quanto segue: “La tecnica/arte del Criminale Profiling è scienza, strumento investigativo e logica. Se si parte da pregiudizi, da emozioni e coinvolgimenti personali, ambientali, ideologici e d’interesse personale SI SBAGLIA. Il profilo si traccia studiando con freddezza il modus operandi, la scena del crimine e i luoghi, la vittimologia, i movimenti del soggetto ignoto e i rischi corsi, l’arma del delitto, le vie di fuga, lo stile, i livelli criminali …ed altro! 

Attaccare il somaro dove vuole il padrone è un errore che il profiler non deve assolutamente fare, ma per fare questo deve essere freddo, non coinvolto, distaccato, analitico e osservatore. 

Ho spiegato per tre volte perché NON ERA UN KILLER PROFESSIONISTA, fra poco pubblico quello che scrissi e dichiarai quando IL CUORE, LA MENTE E GLI INTERESSI IDEOLOGICI AMBIENTALI E INFORMATIVI VOLEVANO IL KILLER PROFESSIONISTA DELLA CAMORRA.

Omnia munda mundi. Mizu no kokoro, tsuki no kokoro (la Mente come l’acqua, la Mente come la luna).”


Voi eravate a conoscenza che a cattura avvenuta del killer NON PROFESSIONISTA NON DELLA CAMORRA E A MOVENTE PERSONALE scrissi quanto segue: OMICIDIO MARIO PICCOLINO: LO “SCONTRO” FRA CRIMINOLOGI E GLI IMBECILLI. Solo questa mattina sono stato messo a conoscenza che in diversi gruppi di Facebook, ai quali non avevo accesso, molti soggetti – comportandosi da vigliacchi, maleducati e leccapiedi – hanno proferito invettive e battute “penali” (alias “del cavolo”) nei miei confronti perché il 30 maggio avevo dichiarato che l’assassino di Piccolino non era un sicario professionista, che il movente era del tipo personale x odio e di vendetta, che il contesto non era quello della camorra. 

Ognuno è libero di esprimere il proprio parere, di criticare, confutare e informare, ma deve farlo con educazione, senza offendere e con cognizione di causa. Al che invito tutti i maleducati cafoni che fanno parte di quello che Umberto Eco ha definito “legioni di imbecilli in Internet e in Facebook” di attaccare il cervello alla lingua prima di parlare (nel caso improbabile che abbiano un cervello (!?) funzionante (?!)) e di comprare un felino domestico di piccole dimensioni.

Non ritengo che sia stato scontro fra criminologi perché io non mi sono scontrato con nessuno e tantomeno con “criminologi”. Ognuno la pensi come vuole ma non si comporti da leccapiedi, da orchiclasta e/o da cacciatore di effimera celebrità.

Ritengo che ora il Comune di Formia debba scegliere altri professionisti legali e tecnici ai quali affidare la propria immagine.”


EGREGI DOTT. BIAVARDI E D.SSA PERRI, VI CHIEDO AI SENSI DI LEGGE DI PUBBLICARE SUL VOSTRO SETTIMANALE IN TERMINI TEMPORALI BREVISSIMI QUANTO VI HO SCRITTO E CHIESTO PER OVVII MOTIVI DI IMMAGINE, DI REPUTAZIONE, DI PROFESSIONALITÀ, DI GIUSTIZIA, DI LEALTÀ, DI EQUILIBRIO E DI LEGALITÀ.

Distinti saluti.

Prof. Carmelo Lavorino