Viaggiando nella storia: Suio – Tra dolore ed omeostasi

di Krizia Celano

Suio è un piccolo borgo appartenente al comune di Castelforte e collocato sulle estreme propaggini dei Monti Aurunci, presso il fiume Garigliano, nella provincia di Latina.

Sebbene facente parte in epoca pre-romana della Pentapoli Aurunca, i primi insediamenti nel territorio di Suio risalgono ad una conquista romana avvenuta intorno al 314 d.C. dalla quale sembra essere derivato anche il nome dell’odierna cittadina.

Difatti, i Romani ne presero il controllo in seguito alla battaglia di Veseris ed alcuni storici ritengono che il toponimo Veseris etimologicamente derivi proprio dalle caldane locali. La particella ves, in antiche lingue italiche, indicava luoghi dove si verificavano emissioni geologiche, da cui forse anche il toponimo Vesuius da cui deriverebbe a sua volta Sujus.

Inoltre, in epoca romana-imperiale, Settimio Severo con capitali propri fece lastricare la strada che conduceva da Minturnae ad Aquas Vescinas, cioè Suio, terme di Vescia e perciò è noto che presso la Forma vi fosse la villa di Zethos lasciata in eredità a Plotino, suo maestro, che traeva sollievo dalle acque termali.

Castrum Suji, sorto per il controllo della foce del Garigliano nel decimo secolo d.C. fu edificato su di una altura a ridosso della sponda nord del fiume e dalla quale si può avere una visuale che va da monte Orlando (Gaeta) al monte Massico. Il ruolo del castello, realizzato prima del 1040 (data del primo documento che fa riferimento a Castrum Suji), era finalizzato soprattutto al controllo delle incursioni dei corsari saraceni e dei loro insediamenti nella valle. Dopo la battaglia del Garigliano (915), esso entra a far parte del Ducato di Gaeta, governato dai Dogibile.

Nel 1023 viene fondata la Contea di Suio di proprietà del conte Ugo ed a questa data si fanno risalire anche le prime fortificazioni del castello. Nel 1078, a seguito di successive parziali donazioni, la contea viene acquisita dall’abbazia di Montecassino. Il borgo, inoltre, era dotato di un porto fluviale per il trasporto merci verso il cenobio cassinate ed una scafa per l’attraversamento del fiume. In quanto nuova terra acquisita dalla Signoria dell’abbazia di Montecassino, nell’ottobre del 1079 l’abate Desiderio concesse agli abitanti di Suio le Chartae libertatis, delle carte di franchigia, che includevano una serie di diritti e privilegi molto moderni. Desiderio ampliò anche le fortificazioni e lo stesso fece l’abate Gerardo; in seguito, Suio entrò a far parte dell’orbita normanna.

Risalente al XIII secolo è la chiesa romanica dedicata a “Santa Maria in Pensulis”, probabilmente costruita sui resti della villa di Zethos. Appartente alla commenda dei cavalieri ospitalieri di Gaeta, la chiesa aveva annesso un locale per gli infermi che venivano qui a curarsi. Difatti, impressa sul primo gradino, è possibile scorgere ancora la croce ottagona dei cavalieri. L’attuale chiesa di San Michele arcangelo in Suio Alto, invece, risale al XV secolo.

Difatti, il territorio è diviso in due parti: la parte alta, con l’antico agglomerato urbano ancora presente che vanta chiese medievali nonché risorse naturali come la “Valle di Suio”, e la parte bassa della frazione castelfortese,anche nota come “Suio Forma”, il cui perno centrale è la chiesa di Santa Maria del Buon Rimedio.

Nel piccolo ma importante borgo pontino,inoltre, si svolse un’importante fase della battaglia del Garigliano nel 1503 che determinò per oltre due secoli le sorti politiche del regno di Napoli, ed assunse notevole importanza soprattutto durante la Seconda Guerra Mondiale, poiché nei territori della famigerata Linea Gustav.

Le terme, citate come “Acquae Vescinae” anche da Plinio e Lucano, vennero molto frequentate soprattutto durante il periodo dell’Impero Romano. Testimonianza dei fasti dell’epoca è, ad esempio, la cosiddetta “vasca di Nerone”, piscina Duratorre in località Sant’Antonio, in cui fu rinvenuta una sedia balneare di porfido. Sembra accertato l’utilizzo di tali acque termali anche in epoca pre-romana. Alla caduta dell’Impero romano d’Occidente l’uso delle acque termali si è ristretto via via alla sola popolazione locale. Dopo la seconda guerra mondiale è stata lanciata la località nel settore turismo grazie alla costruzione di stabilimenti balneari e strutture accessorie.

Difatti, dalle numerose ed eterogenee sorgenti, in una fascia tra il crinale aurunco ed il fiume Garigliano, sgorgano acque ipertermali (39-63 °C) a varie concentrazioni sulfuree, con presenze bicarbonato-alcalino-terroso-calciche. Queste ultime vengono impiegate a scopo terapeutico, estetico-rilassante, per bagni, fanghi, inalazioni, irrigazioni ed insufflazioni per curare malattie respiratorie, otorinolaringoiatriche, artrosiche, cutanee e ginecologiche. Le acque, inoltre, se lavorate a diversi gradi di concentrazione di minerali, vengono anche commercializzate in bottiglia come acqua da pasto.

Ciò nonostante, alcune fonti (peraltro in area recintata) dove le emissioni sulfuree ad elevatissima concentrazione di zolfo possono risultare letali, sono vietate.

E’ di vitale importanza, difatti, che i turisti vengano avvisati dei benefici e dei pericoli nelle zone termali naturali, impossibili da controllare.

La natura, difatti, è una fonte di risorse inimmaginabili ed a volte necessita di essere “domata”; l’uomo però, deve averla amica in quanto fonte di vita dell’universo. Se crede che un giorno potrà essere solo egli stesso l’artefice del proprio destino attraverso le molteplici costruzioni antropomorfiche, si renderà conto che la natura può dare e togliere al contempo stesso.

Il compito degli uomini non è devastare, non è affermare una supremazia, espiantare. Il compito degli uomini è convivere e rispettare, evolversi senza nuocere.

Gli abitanti di Suio hanno saputo aver rispetto delle risorse del loro territorio e tutelarle, servendosi in seguito dei loro benefici naturali e diffondendo questo messaggio di cura alternativa che forse tanto nuovo proprio non è.