Sì al decommissioning nucleare, la situazione alla centrale del Garigliano (#video #foto)

Sicurezza e trasparenza. Sono queste le parole chiave della campagna di decommissioning nucleare avviata da Sogin, la soci​età 100% statale responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi che ha aperto ai visitatori le porte delle centrali in smantellamento, tra cui, nel territorio, Latina e Garigliano per raccontare la storia di questi siti industriali e il lavoro che svolgono ogni giorno con l’obiettivo di chiudere il ciclo nucleare italiano, garantendo la sicurezza della popolazione e dell’ambiente.

Il Gazzettino del Golfo ha partecipato all’Open Gate della centrale del Garigliano documentando la situazione. GUARDA LA GALLERIA FOTOGRAFICA:

 

 

Continuiamo a chiamarla centrale nucleare ma in maniera impropria. Io lo definirei piuttosto un museo di archeologia industriale proprio perché questa centrale ha smesso di funzionare già nel 1982 e il 95% della radioattività inizialmente presente nella stessa è stato già completamente allontanato per riprocessamento in Francia e in Inghilterra, quindi rimane una radioattività residua concentrata principalmente nell’isola nucleare e parzialmente in fusti e contenitori all’esterno dell’isola“. Così Luca Desiata, amministratore delegato di Sogin.

In ogni impianto, i rifiuti sono trattati, condizionati e stoccati in idonei depositi temporanei attraverso un’eccellenza tecnologica 100% made in Italy: si tratta di robotica avanzata per lavori in ambienti ostili sviluppata in Italia, primo Paese del G7 che ha avviato un piano di uscita dal nucleare completo.

I rifiuti presenti in ciascun sito, al termine delle operazioni di decommissioning (per il sito del Garigliano si parla degli anni 2024-2028) saranno poi trasferiti al deposito nazionale, un’infrastruttura ambientale di superficie dove saranno messi in sicurezza i rifiuti radioattivi prodotti in Italia,  in un’area ancora da individuare, in linea con i criteri elaborati dall’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, e con gli standard della IAEA, International Atomic Energy Agency. I depositi temporanei, invece, saranno smantellati e rimarrà solo la sfera bianca, quella che i locali chiamano la ‘mozzarella’, come museo di archeologia industriale.