“Una storia di tenerezza”, un romanzo che ti resterà dentro. Ne amicizia ne amore, ma tutto ciò che c’è nel mezzo

Non si scelgono i propri nomi. “Neve” è un nome raro, che Eva e Leonardo hanno dato alla loro figlia; quando quest’ultima chiede loro il motivo della scelta, rispondono solo che è “così bello”. E in fondo “non c’è una spiegazione al bello, non deve esserci”. Il romanzo racconta la storia di Neve, una “storia semplice”, come dirà lei stessa. Una storia punteggiata dallo stupore e dalla tenerezza, sentimenti che imparerà ad accogliere grazie a Ben, un barbone che non ama parlare, un costruttore di fuochi d’artificio. Ben però non ha una “storia semplice”, ma una storia triste che porta ancora l’odore aspro della cenere, di sogni mai realizzati. Eppure a nessuno interessa la storia di Ben, perché lui è un barbone, perché agli occhi di tutti “i barboni non hanno storie, non sono mai venuti al mondo”. E secondo Margaret, la sorella piccola di Neve, “se uno è contro un essere umano, sta sfasciando la storia che si porta dentro”. Margaret apprezza molto Ben, il suo comunicare senza parlare, il suo non fare troppo rumore. “Neve” è, dunque, una “storia semplice” che scava nelle relazioni umane, trovando quei “rapporti tra persone diverse che non sono né amicizia né amore, ma qualcosa che si trova nel mezzo, nel cuneo, che si addormenta là e la gente se ne dimentica”.
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Alfabeta, Piazza generale Vincenzo Traniello