Blue Whale, il gioco della morte

di Chiara Scarpellino

Dopo il servizio delle “ Iene”, andato in onda lo scorso 14 maggio, sui social, in televisione e sulle maggiori testate giornalistiche si è ritornato a parlare del “Blue Whale”, il macabro “ gioco” nato in Russia e noto anche in Brasile, Canada, Francia e perfino in Italia, che ha causato il suicidio di molti ragazzi, perlopiù adolescenti.

Dietro questa pratica si nasconde una sorta di applicazione multimediale che appare come una sfida al compimento della quale “stranamente” non si vince nulla, ma si trova la morte.

Ma esiste davvero questo macabro rituale?

A questa domanda è difficile rispondere, atteso che l’ipotetico gioco distribuito sotto forma di app materialmente non è reperibile a chi lo ha cercato per poterlo verificare. Alcune notizie affermano invece che i ragazzi vengano contattati individualmente e poi inseriti in gruppi di VKontakte, simile al più noto facebook.

L’ unica certezza è il nome del suo ideatore  Philipp BudeiKin, ex studente di psicologia russo, arrestato nel 2016 per istigazione al suicidio di circa 16 persone, il quale ha addirittura ammesso di non avere alcun pentimento per aver ideato tale assurda follia, ma al contrario è convinto di aver fatto un “ favore” alla società liberandola di persone inutili immeritevoli di vivere.

Non è chiaro se l’applicazione persista tutt’oggi o se si tratti di una psicosi generale scatenata da leggende metropolitane.

Purtroppo questa notizia ha scatenato un forte impatto mediatico, tant’è che si sono moltiplicati i casi di vittime del macabro rituale, tutte non realmente accertate.

Fatto sta che continuare a pubblicare notizie di presunte vittime-ragazzine o addirittura bambine di quinta elementare, come apparso di recente sulle pagine della cronaca di Latina, non risolve la questione, ma al contrario rischia di ispirare emulatori, che possono seriamente mettere in pericolo la vita di molti giovani.

Un dato certo è che da sempre esistono persone crudeli, malati di mente e delinquenti in genere che cercano di manipolare le vite delle persone, specialmente dei ragazzini e comunque dei soggetti più deboli che a vario titolo si affidano a persone senza scrupolo, come spesso accade per tante persone che si rivolgono a guaritori e chiromanti, certi che possano risolvere i loro problemi.

Ma cosa spinge i ragazzi a farsi trascinare in questo “gioco”? Il problema principale risiede nel modo in cui, oggi, vedono il loro domani. La società continua a mandare dei messaggi negativi alle giovani generazioni, le quali non riescono ad avere un quadro roseo del proprio futuro. I ragazzi non hanno fiducia nella politica, nella stabilità economica e professionale, non riescono a pianificare il loro avvenire e ciò li porta inevitabilmente ad una totale rassegnazione con il successivo annientamento di ogni ambizione.

Molti ragazzi sembrano trovare ogni risposta ai loro problemi nel bisogno di sfide, di sballo e di popolarità, per ricaricarsi da una vita monotona senza aspettative, priva di stimoli, “uguale per tutti”…. anche per chi non vorrebbe essere parte della massa, ma che se ne vede costretto per non essere isolato. Si inizia già dai primi anni delle elementari a voler essere la copia degli altri compagni, stesso zainetto, medesime scarpe, per poi arrivare a quegli stereotipi adolescenziali con  lo stesso telefono e che frequentano i medesimi locali ritenuti alla moda.

E quando ciò non basta ci si rifugia in altre emozioni… quali la droga, l’alcool gli sport estremi e le sfide impossibili… e così si accetta anche una sfida senza senso come quella proposta dall’ideatore del Blue Whale.

Talvolta i giovani che soffrono di tale disagio lanciano messaggi in modo più o meno consapevole, comunicando il loro desiderio di annientamento, in diversi modi, come potrebbe essere un tema scolastico, il non volere frequentare gli amici, o al contrario la spasmodica voglia di evadere e di sballarsi con droghe ed alcool per sfuggire ad una realtà che non condividono.

In alcuni casi il disagio dei ragazzi è causato proprio dalle loro stesse famiglie che non sono in grado di prendersi cura in maniera adeguata dei propri figli, perché  non dedicano loro abbastanza tempo, non sono disponibili al dialogo o li costringono al confronto con altri coetanei e alle volte con una necessità personale di realizzare i propri sogni attraverso di loro senza considerare i desideri e le capacità individuali.

Sicuramente un buon dialogo ed una maggiore apertura mentale potrebbe evitare tante disgrazie annunciate!