“Lettere dall’Inferno Ea13” di Marco Pentolini: la verità più dura e sincera

Genere: Silloge poetica
Pagine: 126
Prezzo: 17,68 €
Codice ISBN: 979-8387139277

“Lettere dall’Inferno Ea13” di Marco Pentolini è una raccolta poetica sincera fino al midollo, in cui l’autore espone le sue ferite e il suo vissuto turbolento; in ogni lirica il poeta è brutale nel raccontare il proprio dolore esistenziale, lo smarrimento di non sentirsi più parte del mondo, la rabbia per non essere accettato e anche verso sé stesso: perché lui sa di aver sbagliato, e non si nasconde ma, anzi, si denuncia e non si assolve. Questa raccolta potrebbe essere considerata alla stregua di un tribunale, in cui Marco Pentolini è al banco degli imputati: è il momento di raccontare la sua versione, incalzato a volte dall’avvocato della controparte (la società? La famiglia? Gli amici? Noi lettori?), che non gliene fa passare nessuna; e l’autore si sottomette alla giustezza di questa causa e confessa tutto, sperando nella clemenza della giuria. Egli si rende poi conto che lui per primo deve perdonarsi; è però tanto il marcio che ha accumulato nell’anima, e non è semplice ripulirsi e rinascere dal fango: forse solo la scrittura, sotto forma poetica, può aiutarlo in questo processo di ricostruzione. E allora Marco scrive, soprattutto nei giorni di pioggia, consapevole del fatto che prima della costruzione ci deve essere la distruzione: dei vecchi schemi, dei vecchi legami, delle vecchie, cattive abitudini; nell’opera si può avvertire questo anelito di speranza verso un nuovo Marco, sebbene le liriche siano soprattutto ammantate di malinconia e di sofferenza. Come in “Oblio PT. 2”: «Non voglio andarmene Voglio piangere Voglio ridere Voglio tremare Questa tempesta sembra infinita Fortuna questa matita Ho davanti un anno maledetto Ma non mi spaventa perché già sono stato all’inferno Quando sei nell’oblio nero Tutto è delicato come fottuto dentro E non sempre si torna indietro La mia mente se ne è andata più volte Ma questa cosa mi ha reso più forte Non devo più fare gli stessi sbagli Perché altrimenti rivivrò vecchi tagli […]»; in questa poesia l’autore si rende conto della fortuna di poter mettere nero su bianco i suoi tormenti, allontanandosi per un po’ dall’oblio in cui è caduto, e anche se all’inferno è già stato, e più volte, quell’esperienza lo ha devastato ma gli ha anche conferito forza, per affrontare la timida speranza di cambiare in positivo la propria esistenza. E ancora: «[…] Devo accettare di essere diverso Devo trovare il mio equilibrio nell’universo Devo arrendermi E comprendere che sono perso Questa sarà la chiave per dominare il tempo È la storia più vecchia del mondo Prima di volare Si deve cadere Prima di splendere si deve diventare cenere».

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